- Dedica
- Presentazione
- Il suo tempo il suo paese
- Coniglio, poeta dell'onestà forte e laboriosa
- Biografia essenziale
- Sommario
A terra mia
di giuseppe coniglio

A terra mia
di giuseppe coniglio
Presentazione
Assistere Peppino Coniglio nel suo legittimo desiderio di riunire in opera unica l'intero frutto di una vita di acuta e sensibile riflessione poetica, è stato un incarico che ho accolto con immediata disponibilità, ma pure con dosi consistenti di motivata emozione.
La consapevolezza di avere sul mio tavolo tutto il percorso ideativo del "poeta" di Pazzano, mi ha dato una strana sensazione di gioia e di responsabilità.
Ho messo, quindi, sulle spalle la mia scarna bisaccia critica, ho preso un doppio lume fra le mani e mi son ritrovato a navigare in uno straordinario e colorito mondo di sensazioni e di verità.
Io non potevo rifiutare. Me lo imponeva da un lato la delicata signorilità di Peppino Coniglio e dall'altro l'ammirevole tenacia di Mimmo Staltari, che spende il suo amore e la sua lucida intraprendenza, per dare il giusto risalto alle più significative voci poetiche di questa terra.
Con ammirata emozione ho così letto gli scritti di Coniglio, molti dei quali avevo già ascoltato, sommersi dagli applausi, in circostanze di feste popolari o di convegni.
Volutamente, però, dai fogli sparsi prendevo pagine a caso, facendo a meno di quella consequenzialità, che nei libri prefigura il continuum del pensiero e, in qualche misura, anticipa ed orienta il giudizio.
Cercavo degli effetti non preannunciati da situazioni similari, per osservare la dimensione reale di quello spazio creativo, che non poteva ridursi a poche caratterizzazioni, sia pur diluite in numerose scene. Io inseguivo le frasi non condite del medesimo sale, nate a sghembo da altre angolature del pensiero, perché volevo cogliere la reale estensione del!' orizzonte poetico di Coniglio.
Non tanti brani consecutivi di una sonorità monocorde, ma l'intera orchestra della sua poesia, del suo quadro emozionale ed espressivo.
Perché da tale ampiezza nasce l'insieme della connotazione artistica, la caratura vera di un poeta.
Ho raccolto sensazioni e sapori, inquadrature minime e campi lunghi, bozzetti appena accennati o meticolose spigolature di dettaglio, secondo lo schema preferito al momento dal poeta.
È venuto fuori un vivacissimo disegno di umanità, vibrante e colorito, nelle tinte sanguigne di un realismo vigoroso e coinvolgente.
Uomini stremati e laceri, prosciugati e spenti dalla solitudine e dalla fatica; grida di rabbia variamente intrise di concitazione e di calore; altre voci chiassose, il più delle volte espressione inutile di una generica verbosità, costruita sul filo dei codici proverbiali del paese, ma completamente priva dell'intimo fuoco di chi sente il vero bisogno di reagire e di ribellarsi; parti di vita raccolte con acuta sincerità nel clamore colorito delle voci della strada.
Ho rovistato sotto le apparenze umorali e dentro i vari registri della comicità per accompagnare nel profondo lo sguardo del poeta, in quel sapore di miseria sorda che affiorava da ogni ridicolaggine. Di quella miseria lenta e lamentosa, che è madre e figlia umile dell'ignoranza e della schiavitù e che per lungo tempo ha impregnato d'amaro le cose di quella vita.
Poi, pian piano, nel cammino faticoso del tempo, quando le prime vernici del progresso sono venute lentamente anche nel nostro piccolo mondo a modificare quella patina diffusa di grigio spento, tracciando qualche linea di timido benessere nelle abitudini del paese, ho visto proprio grande la capacità umoristica di Coniglio, maestro nel ritrarre la goffaggine che accompagna i poveri diavoli nei loro primi atteggiamenti da emancipati.
Coniglio osserva ogni lembo del suo logoro e stanco mondo contadino, che non è ancora finito, ma che è ormai incapace anche di accettarsi, perché insidiato dal soffio di un'aria nuova e completamente diversa. Egli, utilizzando al meglio le sue native risorse di perspicacia, si pone in mezzo agli altri , pastore del medesimo presepe, ad osservare con la sua sensibilità equilibrata ed esigente gli anacronismi di pensiero e di comportamento, che collocano su piani di autentica comicità i personaggi del paese.
Il poeta è dentro le fibre della tela e compone il suo quadro per linee immediate, attingendo alle capaci riserve del suo pensiero, dove ritrova, insieme agli umori più accesi e combattivi, anche i tenui colori del cuore e del sentimento e si pone così a valutare comportamenti e difetti e a costruire le sue figure piene di verità e di sapore.
Ho visto un piccolo grande genio di poeta in quell'esile, quasi fragile architettura umana, in quel cespuglietto d'ossa stracarico d'ingegno e di vitalità.
Poi ho riletto le varie poesie nell'ordine della loro diffusione, osservando le linee di sviluppo del pensiero, la frequenza dei ritorni nelle argomentazioni, le escursioni oltre i calvari del "male nostrum" (la santa emigrazione, la santa carestia e la santa povertà, di cui parla Dante Maffia in un suo studio sui temi della Letteratura Calabrese), misurando la facilità d'ingresso nelle nuove tematiche, la tenuta d 'umore nelle caratterizzazioni, il sapore morale della favolistica e delle invenzioni rappresentative.
Ho così scoperto in bella progressione una grande forza penetrativa, capace di estrarre dalle varie indagini non la semplice diversificazione dell'espressione formale, ma anche una consistente varietà concettuale aperta anche alle speculazioni profonde.
Ho valutato gli strumenti espressivi e grafici di Coniglio, soffermandomi con sincero godimento sul dato puramente linguistico.
Ho ammirato quella prorompente sonorità e le curiose ondulazioni di quella frequentissima dittongazione, che, germogliata nel centro-nord della Calabria, si spinge, quasi arbitrariamente, attraverso le Serre fino alle zone di Pazzano.
Il fluire del linguaggio è stato raccolto nella sua immediatezza, nella ruvida corposità della sua eloquenza popolana, la quale molto di rado rende omaggio alle convenzioni grammaticali e, agli stessi vincoli ortografici.
Ma in questa condizione di libertà assoluta e di totale fedeltà al codice idiomatico del paese, Coniglio sa far vibrare corde fondamentali di poesia, costruendo immagini superbe fragranti di arguzia e di vigorosa dignità morale.
Una ricchezza sconfinata di parole e di voci, ahimè insidiata dalla massificazione odierna, che rappresenta un grande patrimonio linguistico da proteggere e da difendere dalla dispersione e dall'annientamento.
La strofa preferita da Coniglio è la quartina di vario metro, dal senario all'endecasillabo, con rima preferibilmente sul secondo e sul quarto verso. Una tecnica istintiva nella quale la naturale attitudine all'assonanza ed una buona misura nella quantificazione dei versi, creano sempre un supporto efficace al dispiegarsi del pensiero.
A terra mia
di giuseppe coniglio
Presentazione
La vita di paese è un teatro libero e infinito, con piccole luci e grandissime penombre, dentro le quali le vicende si intersecano a caso, esplodendo improvvise in modo esasperato e bizzarro.
Nessun codice di accortezza e di urbanità ha saputo mai frenare il temperamento acceso della gente del Sud, nessun galateo ha potuto sbiadire la sua verace vivacità, la sua autenticità schietta ed assoluta.
Ed ogni paese diventa così una fabbrica a cielo aperto di contrasti. accaniti e di differenze umorali enormi. Anche se tutti indossano la medesima uniforme di povertà in quel "nido di stracci contadini", come felicemente lo definisce Pasquino Crupi in quella grande opera di letteratura e di passione calabrese, ognuno interpreta il suo ruolo, secondo l'indole segreta del suo personaggio e reagisce in modo imprevedibile e singolare alle provocazioni della vita.
La povertà è un continente desolato, nel quale variamente coesistono ed interagiscono l'emarginazione, l 'insicurezza, l' ignoranza, la debolezza fisica e mentale e persino l'insulto della fame.
Variano soltanto le singole dosi, mentre rimane complessivamente omogeneo il tasso di indigenza di ognuno, per quella giustizia distributiva che al sud è riuscita a dimostrarsi equilibrata ed imparziale soltanto nella suddivisione della sofferenza tra gli umili. La necessità di sopravvivere, stimolando le naturali risorse di tenacia della gente, è riuscita sempre a donare anche vivacità e calore agli avvenimenti del paese, componendo così quella letteratura spontanea che riempiva di vita i mille romanzi di strada, che nessuno ha mai scritto e che sono rientrati nel cuore insecchito delle pietre, quando i passi della gente sono andati via.
In compenso, però, forse perché non si disperdesse completamente tanta ricchezza di sentimenti e persino il ricordo di tanti umili e oscuri eroismi della sofferenza, nei paesi come Pazzano dalle povere case si son levate le voci dei poeti, alte di dignità e di vigore. Esse non hanno bisogno della raffinata aristocrazia grammaticale della metrica e della sintassi, per dire con sentimento e raccontare con verità. Così molte briciole minuscole di storia e molti oscuri angoli di solitudine e di fatica hanno avuto il loro piccolo ed umile monumento di parole. Che ha parlato di tanti uomini semplici, facendo conoscere, insieme ai nomi, ai caratteri delle persone, anche la loro categoria, la loro entità collettiva, spesso mirabilmente rappresentata da quella perfetta sintesi di veridicità che sono i soprannomi.
Coniglio, manipolando abilmente i dati più stimolanti e succosi della realtà paesana, ci offre un'esilarante vetrina di soprannomi di impressionante significato. Soprattutto nella commedia "Marcu e Filamena", dove egli, macinando con divertito sarcasmo le più strane ed impensate combinazioni d'immagine, mette in fila per nostro massimo godimento una eloquentissima galleria di epiteti e di ingiurie. E questi, meglio di ogni accurato tratteggio descrittivo, rappresentano con spirito e vivacità, il miscuglio di torpida inconcludenza, di banalità e di anemia morale e mentale di tanta gente del suo piccolo mondo. I soprannomi fino all'altro ieri erano una specie di pubblico e definitivo ribattesimo di ogni personaggio dei nostri paesi e si estendevano parimenti a tutti gli altri membri della sua famiglia, diventando quello che per i latini era il nomen della gens di appartenenza, o addirittura l' agnomen, che fissava in maniera indelebile il ricordo di una particolare, clamorosa avventura o disavventura del personaggio medesimo.
E nella vetrina colorita di tante figure, modellate magistralmente dal laboratorio della vita, il poeta sapeva trovare valido alimento per la sua missione. Una piccola aggiunta di fantasia, qualche pizzico di erudizione, come limite ed argine per il copioso fluire dell'estro e dell'inventiva e venivano fuori fragranti e lucidi di verità e di sapore tutti i tipi di quel simpatico campionario.
Così il paese viveva oltre i confini delle singole epoche, conservando nel beato frasario del poeta gli strilli del banditore, la rauca regalità della chioccia, le rasoiate delle malelingue, le bellissime liturgie delle consuetudini antiche, degli intrighi delle borgate, della vita semplice ed arguta di qualche anno fa.
Giuseppe Coniglio "il poeta" a Pazzano lo fa da sempre. Da quando ha iniziato a cesellare i suoi ciocchi d'erica lungo i dirupi delle sue montagne, per farli vivere in plastiche e sapienti forme di scultura. Guidava già da quei primi anni il suo pensiero, acuminato e sensibile come i suoi punteruoli, a scavare nel cuore degli uomini e nelle rughe della vita, per raccoglierne il senso profondo e misterioso e fame sostanza morale e misura di giudizio.
Il faticoso mestiere di gracile ed umile bracciante delle Serre e quegli occhi dolcissimi e vivi, capaci sia di accorati languori che di ardore infinito, hanno dato a Peppino Coniglio una feconda maestria n eli' arte povera del dialetto, consentendogli di ricreare, nel magico universo della poesia, gli aspetti più vivi e caratteristici del suo mondo.
Il radar gigante della sua sensibilità coglie i diversi aspetti della realtà del suo tempo, la gamma infinita degli umori di strada, "quanto di più ispirato abbia intuito l'ultima fantasia popolare", come sostiene felicemente Mario Squillace, presentando il volumetto di Coniglio dal titolo CALABRIA CONTADINA. Dalla miseria nuda e lamentosa, piegata e piagata da una fatica sorda e senza prospettive, alle spassose metamorfosi degli scampati dalla miseria, che approdano sulle spiagge del benessere con goffaggine e grossolanità. "La sua poesia trasforma la disperazione in speranza, la ribellione in ironia sottile e in serena filosofia, la routine quotidiana e la sciocca banalità con le sue debolezze e miserie in una divertente commedia della vita". Con queste acute espressioni Ilario Papello raccomanda alla meditazione di tutti la seconda raccolta di Coniglio QUATTRU CHJACCHJARI E DUI ARRISI. Gli animali, gli alberi, le siepi, gli strumenti di lavoro sono anime vive di quel mondo, al quale offrono sempre, insieme alla loro semplicità, la loro arguzia sottile e profonda e raccontano e insegnano sotto la sapiente regia del poeta di Pazzano.
POESIE DALLA VITA poteva essere un modo efficace per intitolare la raccolta in volume unico di tutta l'opera poetica di un grande e geniale uomo del sud. Il succo denso della vita di tanti decenni oscuri, in cui si consuma l'assurda, immotivata vendetta di questo secolo nei confronti della gente di Calabria. Ma il dramma resta quasi sempre lontano, coperto, come uno sfondo amaro, o un rischio però sempre possibile e concreto. In primo piano c'è il teatro della vita che nasce per strada colorita e vivace e che si accontenta di essere vita e, come tale, sa coprirsi anche d'ilarità e di sorriso. Il poeta osserva, comprende, riflette, calibrando il suo dire sul filo di sicure coordinate razionali e morali e mette a nudo stravaganze e miserie, menzogne e difetti, componendo quadri vibranti di quell'umanità paesana sempre spontanea e sanguigna, sempre piena di calore e di genuinità.
La scena, dicevamo, più che di pathos e drammaticità ama colorarsi di arguzia e di spirito, accogliendo divertita e partecipe le singolari vicende di tante briose comparse di quella umile storia.
Così la verità collettiva del medesimo esistere si scompone in molteplici rivoli di pensiero, in mille modi di essere e di pensare, che ciascuno interpreta ed esprime alla sua maniera, col personale timbro del suo carattere e del suo intendimento. Ne vien fuori una gamma infinita di volti e di voci, che strillano le loro piccole impressioni: brandelli di verità fra di loro dissimili, slegati, contrastanti, basati su prospettive misere, che non sapendo costruire una forte ragione comune, non diventano mai storia.
Fuori totalmente da questo contesto sono quei componimenti pieni di delicata dolcezza, che esprimono con note di particolare suggestione, alcuni momenti lirici di grande respiro poetico.
Per una migliore sistemazione antologica le poesie sono state suddivise in grandi quadri tematici, ma tutte quante sono animate dall'umore vivo ed arguto di Peppino Coniglio.
Un vero poeta sa prendere in mano il suo mondo ed il suo tempo per decifrarlo e rappresentarlo con vivacità sapiente e veritiera. Peppino Coniglio su questo piano è un grande maestro.
A terra mia
di giuseppe coniglio
Coniglio, poeta dell'onestà forte e laboriosa
Ho conosciuto Peppino Coniglio quando iniziavo a muovermi sul terreno della poesia dialettale, quando il mio istintivo amore per la lingua di questa terra mi ha portato a seguire, ad incoraggiare ed a sostenere i più rappresentativi poeti calabresi.
Peppino viveva a Pazzano, impegnato in quei lavori montani, che gli davano tanta soddisfazione, perché sentiva proprio l'orgoglio di poter aprire quelle strade, che potevano finalmente animare quei boschi meravigliosi. Egli viveva quel lavoro con uno scrupolo profondo, quasi come una missione.
Ai suoi operai egli amava insegnare non solo le varie abilità manuali, ma voleva trasmettere, con l'esempio quotidiano, le rigorose leggi del dovere, della puntualità, del sacro rispetto dell'impegno e della parola.
Severo con se stesso è stato sempre molto esigente anche con la famiglia, che ha condotto nobilmente sulla via decorosa dell'ordine e della serietà. Una famiglia piena di affabilità e di garbo, nella quale la signora Letizia, laboriosa custode del focolare e delle virtù domestiche, segue da sempre i l marito con ogni premura, contenta di assecondarlo e rasserenarlo nei momenti difficili.
Anche il figlio Palmiro ha ricevuto come il padre, l'estro e la capacità artistica, ed è diventato un chitarrista assai abile e stimato.
La secondogenita Maria Antonietta, nata 20 anni dopo Palmiro, porta in famiglia con la sua dolce freschezza il senso della vita che rinverdisce e si rinnova.
L'amicizia che mi lega a Peppino Coniglio è un sincero e sicuro apprezzamento, oltre che della sua voce poetica qualificata e nobile, anche, e vorrei dire soprattutto, dei suoi grandi valori morali ed umani. Pronto allo slancio generoso ed al sentimento fraterno è altrettanto deciso e forte nell'affermare e sostenere i più sani principi di correttezza, di onestà, di laboriosità e di decoro.
Cesellatore sopraffino di artistiche composizioni, riesce a cavare dal legno dei suoi boschi figure di altra suggestione espressiva.
Ma i ciocchi che egli plasma non sono che le parti cadute delle radici, o dei rami, perché non riuscirebbe mai a ferire un albero con un taglio non necessario.
Per cui trasformandole in figure artistiche, dà una nuova formidabile vita a quei poveri cenci di bosco.
Grandissimo insegnamento che dimostra la pienezza della sua nobiltà e della sua misura morale.
Soltanto da una simile ricchezza interiore può nascere una grande poesia. E noi dobbiamo ringraziare tutti i nostri poeti che ci regalano la preziosa rarità dei loro sentimenti e del loro illuminato pensiero.
Mimmo Staltari
A terra mia
di giuseppe coniglio
Presentazione
È nato a Pazzano (RC) il 2 dicembre del l 922 Peppino Coniglio e nel suo paese è rimasto a vivere sempre. La sua era una famiglia contadina completamente dedita al lavoro dei campi, da cui ricavava ogni risorsa di vita. Nella sua casa il nonno conservava la severa dignità patriarcale, imponendo alla numerosa famiglia le sacre leggi del dovere e della fatica. Così Peppino è cresciuto con la religione del lavoro nella mente e col senso della necessità di lottare quotidianamente per riuscire a sopravvivere.
l tempi della sua infanzia erano quelli delle pizzate di granturco, che il bilancino avaro della miseria costringeva anche a razionare con fredda parsimonia.
La convinzione che nella vita bisogna fare c dare tanto per ottenere anche una piccola cosa, è stata la sua fede morale, lo stile del suo pensiero.
Ha frequentato la scuola elementare con la mente già piena di piccole, importanti capacità di lavoro c con le mani già dure di contadinello esperto e giudizioso. Il sapere gli è parso uno strumento indispensabile, perché assai utile nella lettura del libro della vita, che quotidianamente gli forniva esperienze e vicissitudini, che bisognava assolutamente decifra re e comprendere.
Egli ricorda sempre con giustificato orgoglio ed emozione, che un lontano giorno aveva stipulato un curiosissimo contratto con un signorotto del luogo, il quale gli dava dei libri da leggere, in cambio di giornate lavorative. L'accordo stava precisamente in questi termini : ogni volta che Peppino offriva a quel signore una giornata di lavoro, veniva retribuito con dieci libri da leggere e restituire. Un contratto che ha accolto con grande gioia e che ha onorato sempre, felice dell'opportunità che gli veniva concessa.
I lavori agricoli in quel tempo erano abilità di base che ognuno aveva e che esercitava già da bambino, come prima espressione di capacità. Ma oltre a quelli i più attivi si dedicavano ad altre specifiche competenze artigianali. Così Peppino, oltre a fare il bracciante agricolo, ha imparato a costruire anche i muri a secco, cosa che poi da adulto ha eseguito in grandissimo numero e con vera maestria nella "forestale", che è stato il suo campo di lavoro definitivo. Un'attività che Peppino ha amato profondamente, perché gli dava modo di esprimere la sua ingegnosa ed equilibrata inventiva, insieme all'orgoglio di poter curare e sistemare le sue montagne e renderle ancora più accessibili ed accoglienti, in modo da consentire a chiunque di poter godere del loro fascino e delle loro ricchezze.
Ha sposato la signora Letizia Bosco, che lo cura sempre con delicata dolcezza insieme ai due figli Plamiro e Maria Antonietta.
La vocazione di scrivere arriva sempre come necessario sfogo di quella di pensare. Peppino ha osservato, meditato, misurato ogni aspetto del suo mondo, ogni caratteristica della sua gente. Ha cominciato, secondo la tradizione paesana ad annotare spunti umoristici per farse di carnevale, come ''La calata degli dei" del 1949. Poi si è dedicato alla poesia dialettale vera, con un impegno serio e sistematico, riuscendo in breve, per la sua immediata e cordiale simpatia e per la carica brillante e significativa della sua opera poetica, ad ottenere grande considerazione nella nutrita e bella famiglia dei poeti calabresi. Grandissimo apprezzamento hanno pure riscosso sempre quelle meravigliose sculture in legno, che in gruppi fantasiosi cd eloquenti hanno rappresentato la sua seconda efficace forma espressiva e che impreziosiscono questo libro con le loro artistiche immagini. Coniglio ha pubblicato nel 1973 la sua prima raccolta di poesie "Calabria contadina" e nel 1984 la seconda "Quattru chjacchjari e dui arrisi", versi che noi qui abbiamo riproposto, riveduti nella veste grafica c sistemati in differenti contesti.
Oltre ai vari riconoscimenti, gli sono stati assegnati i seguenti premi:
primo premio "personaggio dell'anno" - medaglia d'oro – Associazione Amici dcii ' Arte - Pazzano 1982;
primo premio "Lauro d'Argento" Edizione Sagra della poesia dialettale Calabrese - Ardore 1983;
primo premio "Trofeo Salvatore Filocamo" - sesta edizione - estate locridea - Mammola 1986;
primo premio "Nuove prospettive calabresi" - per la poesia edita - S. Calogero 1987;
primo premio "Concorso Nazionale Pro Moschctta" - Moschctta di Locri 1990;
primo premio "Concorso poesia dialettale nella Locride" - Roccella Ionica 1990;
primo premio "Premio letterario SANT'ANDREA" - Sant'Andrea Ionio 1996;
primo premio "Accademia del dialetto il Grifo" - Trofeo Mimmo Martino "Una vita per la poesia" Reggio Calabria 1996.
A terra mia
di giuseppe coniglio
Sommario
PRESENTAZIONE
IL SUO TEMPO IL SUO PAESE
CONIGLIO, POETA DELL'ONESTÀ FORTE E LABORIOSA
BIOGRAFIA EZZENSIALE
DOLCEZZA DI SENTIMENTI E DI PENSIERO
PAZZANU
CASA MIA ...
U MURU
A STIDA
A GUTTERA
U COZZALI
L'EMIGRATU
A TERRA MIA
MONTISTELLA
ROSA .
A FESTA
PATRIMA
CARNALAVARI E NA VOTA
NATALI E NA VOTA
NOTTA E NATALI
U RINGRAZIAMIENTU
IO VOLARIA
U RIMITI
RICORDANDU MICU PELLE
CU SAPA
TIPI E USANZE DI PAESE
FADDEDA
U MALUOCCHJU
A RIZZA
A SCUMMISA
U RACCUMANDATU E ... CARTUNI
U DOLURI DE MUOLI
SI A NVIDIA FUSSA GUARADA...
MARCU E FILAMENA
A PIGGHJATA
U DIPLOMATU
A MODA
U DISPERATU
A MOTOCICLETTA
U SCARPARU AMBULANTI
l PALLUNI GONFJATI
U FRISCIIJOTTARU
U SUMMASTRU CU A MADAMMA
NU SUONNU
U P AZZANITU
ULUPU
U MATRIMUONIU
PARODIE DI PERSONAGGI, AWENIMENTI, CONSUETUDINI
L'ASSOCIAZIUONI
U CONGRESSU DE SURICI
U CUCCU
SI A BONANIMA
U PARIENTI NPUZZUNATU
U PROGRAMMA
A DIFFERENZA
U SCOCCIATU
A LICERTEDA
U LINDUNI
U MURCU
CONSIDERAZIUONI
A DIGNITÀ
PO CAZZUNI ON C'È RIPARU
A PROPOSTA
A VERITÀ
U TUORTU
U SCUNTIENTU
A FRABBICA DE VUOTI
LITTARA ANN'AMICU
L'UGUAGLIANZA
U RIFRIDDATU
U NCREPATU
A BUROCRAZIA
L'ARCA E NOÈ
STA DIAVULA E MODA
A GARA
DUVA STACIMU JENDU
U TELEFUNU
ONOREVOLI SIGNORI
A VECCHJAIA È NA CAROGNA
MARCU E FILAMENA
LE SCULTURE DI GIUSEPPE CONIGLIO
GLOSSARIO- PAROLE E MODI DI DIRE